problemi di crescita, il peso della bimba è rimasto quasi invariato per circa tre settimane, di qui la decisione del mio ginecologo di farmi seguire dai medici dell’ospedale, prospettandomi l’eventualità di un parto cesareo.
così dalla scorsa settimana vado a fare i tracciati, la flussimetria e i vari controlli in ospedale. solo che, a differenza della struttura privata, lì tutto sembra molto spersonalizzato, i medici, le ginecologhe, gli assistenti, a parte forse gli infermieri, ti trattano come un mero paziente, non si mettono dalla parte dell’assistito, non danno spiegazioni, osservano i monitor, fanno cenni d’assenzo col capo, restano imprescrutabili, muti, non ridono alle battute, i professori.
per fortuna i valori della bimba, fino a ieri erano buoni, domattina andrò a fare l’ecografia e scoprirò se lei è aumentata di peso, almeno 200 grammi per evitare il parto indotto. lo so che i medici fanno il meglio per il paziente e che in questo caso il paziente è la mia bimba, ma avevo immaginato che questa prima parte del nostro viaggio si concludesse in modo diverso. l’ho scelta io questa gravidanza e mi piacerebbe davvero tanto poter essere io a darla alla luce, senza aiuti. ma mi ripeto che devo fare il meglio per la mia bambina.
l’accarezzo ancora dalla pancia, le parlo, penso che sarebbe bello dormire, almeno stasera, col suo papà. gliel’ho chiesto, non mi ha risposto. si, sono forte, lo so, ma resto sempre una donna che forse domani vedrà la sua bimba e ho un pò di paura. respiro profondamente, mi asciugo le lacrime e penso a lei. gliel’ho promesso, la farò felice e cercherò di essere una brava mamma. certo mi mancheranno questi piedini che ormai riconosco nella mia pancia, le ginocchia che puntano un neo quasi sul mio fianco, ma so che vederla cancellerà la nostalgia e sarà l’inizio della nostra vita insieme.
l’importante, bimba mia, è che tu stia bene!