punture

a volte sento una leggera puntura, come d’insetto. guardo attorno, non ci sono zanzare nella stanza, nè api o altri piccoli animaletti volanti muniti di pungiglione. niente, non c’è niente, solo io che però brucio in una parte non meglio identificabile di me. anzi si, mi brucia il cuore, perchè la puntura è di gelosia. sciocca ed ingiustificabile gelosia che mi prende quando mi sento esclusa, quando realizzo di non essere di nessun aiuto, quando capisco di trovarmi lì a metà senza ruolo, senza scopo.

non c’è sollievo. basta solo aspettare che questa sensazione fastidiosa finisca, accendere un’altra sigaretta, bere un altro sorso di vino, concentrarmi su uno sciocco film finchè gli occhi non riescono quasi a stare più aperti per stisciare i piedi fino a letto. chiudo gli occhi, mi raggomitolo nel piumone fino ad addormentarmi. domani andrà meglio, oggi andrà meglio.

Chi è Sara Z?

Un’amica. Ecco chi è Sara Z. La moglie di un suo amico che vive a Brescia. Si conoscono da qualche anno e hanno due figli, e lui, Classe ’61, da quando si è separato da sua moglie, è attratto dai bimbi, per garantire una compagnia a suo figlio.

E’ normale, per lui, avere questo genere di scambi con quelle che lui ha definito delle amiche. Si, perchè dopo anni di conoscenza si è instaurato un bel rapporto di amicizia. Peccato che non mi abbia mai scritto niente del genere. Peccato che abbia fatto passare sotto silenzio i miei messaggi, l’avere visto insieme una stella cadente per San Lorenzo, averle viste quest’inverno nel cortile di campagna.

Daccordo, dico serena, con convinzione. Conosco la gelosia e so che la sua comparsa indica quasi sempre l’inizio della decadenza. Discorso chiuso. Io non ci penso più.

Lui invece continua a torturarmi con la storia che gli ho preso il cellulare menter faceva la doccia. Come faceva sua moglie. Stai certo che non accadrà più.

Fiducia. Ecco cosa dovrebbe esserci. Mi fido? Non posso fare altro. Si fiderà di me? Un errore non può essere una condanna. O forse potrebbe essere una felice via d’uscita…

Invisibile

Invisibile sul messenger, cellulare spento, nascosta a casa o dietro giganteschi occhiali da sole, di spalle davanti allo specchio dei negozi declino cortese l’invito di una commessa a provare qualcosa. Ho dato un’occhiata al blog. Praticamente fermo da una settimana. Cosa mi sta succedendo? Non riesco a scrivere o più semplicemente non so di cosa scrivere? Certo questo non è di sicuro un periodo memorabile, la vita trascorre veloce tra il lavoro, gli appuntamenti per vedere delle case, l’entusiasmo che, come avevo previsto, sta scemando sempre più, qualche telefonata, un paio di msg con lui, un paio di aperitivi, Grantorino al cinema l’altra sera, mezzo litro di vino per crollare a letto e non pensare.

Rido ma sono infelice, circondata da superficiali ed occasionali compagni d’avventura interessati più ad una scopata che a me, a quello che sono. Mi sorge il dubbio che forse quella superficiale, noiosa e affatto interessante, agli occhi degli altri sia io.

Ieri i miei genitori sono andati a vedere la mostra a Palazzo Valle e mia sorella ha fatto loro da guida. Stamattina mia madre mi ha detto, fiera di sua figlia che Irene è proprio brava. Non c’è gelosia in queste parole, danno solo l’input ad una riflessione su di me, su quello che sono, quello che faccio e so che mia madre non potrà mai dire di me che sono brava anch’io, io non lo sarò mai.

Stasera sono triste, ma preferirei essere invisibile davvero…

Categorie ’73 e Bilancia

Dopo il lavoro sono andata al centro commerciale dove lavora Walter, il mio ex ragazzo, l’indeciso che per quattro mesi mi ha bellamente cornificata, maltrattando il mio amore, preferendomi una nana, che, come tutti i nani, ha in se il gene del male congenito!! Bene, Walter, l’uomo della mia vita, o almeno così credevo, quando accecata dalla gelosia gli avevo pure chiesto di sposarmi, gli avevo giurato amore eterno, solo per garantirmi il suo possesso, ma, a mia discolpa, ero semplicemente accecata dalla gelosia.

Il tempo risana le ferite e saperlo lontano, perchè lontano è stato negli ultimi quindici mesi, mi ha fatto andare avanti e dimenticare quello che mi aveva fatto. Così questo pomeriggio lo vedo oltre la mia frangia, ma non ho alcuna intenzione di entrare in negozio e salutarlo, non sia mai che per caso entrasse la nana e con un colpo di tette mi scaraventi al suolo! Oltrepasso le vetrine e sento un tintinnio di chiavi che so, sono le sue! Le abitudini sono difficili da cambiare, figuriamoci da eliminare!

Un colpetto sulla spalla, il mio cognome, mi giro e con una bella faccia tosta rispondo al saluto. Ci accomodiamo fuori dal centro commerciale, quattro chiacchere. Stai bene, sto bene, che si dice, che fai qui, ti hanno trasferita, allora sei più vicina, tu, tutto bene, suoni sempre…Insomma, domande di circostanza, cui rispondo con il mio sorriso più bello, mentre penso che non è cambiato affatto, che è rimasto lo stesso, che saremmo rimasti ad un punto fermo, che è un’altra persona che si rifiuta di crescere, che comunque sarebbe finita, prima o poi.

Lui chiacchera, ma il tempo è tiranno e deve rientrare a lavoro, magari ci vediamo per un caffè…ahahahahahahahah! Che ridere! Si, ci vediamo per un caffè, ti chiamo io!!! Anzi no, forse è meglio se mi chiami tu, non vorrei che la nana, ops, la tua fidanzata vedesse il mio nome e si gonfiasse fino a travolgermi con le sue tette!

Sono rientrata in macchina un pò incredula. Irene mi ha detto che non chiamerà. A me non importa se lo farà o meno, chi se ne frega. Lui non è cambiato affatto e ad oggi non saprei cosa farmene di un uomo volubile come lui, del 73 e del segno della bilancia!!

A rifletterci bene il nome Walter fa proprio al caso suo!!

Placebo: Without You I’m Nothing. “every time you vent your spleen i seem to lose the power of speech”

Si, perchè anche Peppe è riuscito a far venire fuori il peggio di me. Dice lui a causa della sua gelosia che, quantomeno, riconosce immotivata.

Ma le mie parole sono state pronunciate…non sono una sentenza definitiva, ma gli attacchi, gli insulti e le accuse restano. Forse è quello che in fondo sento, quello che fino a ieri non avevo detto per “rispetto”. Quello che lui aveva dimostrato per me e che io avevo ricambiato.

Sono tornata a casa agitata. Inseparabili sigarette mi hanno accompagnata durante il viaggio. Caldo, tir, musica a tutto volume, sempre Baustelle, ancora i Negramaro. Mi faccio coccolare da loro.

Ho detto una bugia, non so stare da sola, devo circondarmi di musica per sopravviverere far scorrere i pensieri, le parole. Due o tre amici, non mi serve altro.

Come Walter, Peppe mi sta lasciando andare, o questa almeno è la mia sensazione. Non ha trovato 5 minuti, nè le parole per trattenermi. Come Walter sta facendo decidere me. Come Walter mi ha ferita.

Non è delusione, solo amarezza. Ho come l’impressione che dietro la sua sensibilità ci sia altro. Altro che non so definire. Altro che mi spaventa e mi sta allontanando.