convivenza

due settimane fa è nata mia figlia. due settimane fa, mentre ero in pieno travaglio, michele ha parlato a sua moglie e le ha detto tutto, le ha detto della bimba, di me, della nascita imminente. le ha detto tutto ed hanno litigato, c’era da aspettarselo, no? Paola è nata alle 06:05 del mattino, i miei hanno provato a chiamarlo per avvisarlo, ma lui non ha risposto. hanno provato a chiamare anche mia sorella, il telefono da lei chiamato potrebbe essere spento o non raggiungibile. ho partorito da sola, incitata solo dall’ostetrica e dalle infermiere, il travaglio l’avevo fatto a casa dei miei assistita da mia madre che prendeva il tempo tra una contrazione e l’altra e che si faceva stritolare la mano quando il dolore era troppo forte.

Ho mandato una foto della piccola a mia sorella, la rabbia per non essere contattata è stata sopraffatta dalla commozione e dall’emozione. Al papà ho mandato un sms che ha letto sua moglie che non ha potuto trattenersi dal commentare dicendo: è nata quella bastarda di tua figlia…

Padre e zia sono venuti all’orario di visite a conoscere questa bimba meravigliosa. Lui non sa dove andare. Gli ho dato le chiavi di casa mia, non sapendo che altro fare, ha bisogno di un punto fermo e in questo momento ho come l’impressione di essere l’unica persona che può rassicurarlo. Il problema, una volta tornati tutti e tre a casa, è scoprire che la convivenza a tre non era una cosa a cui ero preparata, che michele è insofferente, che si lamenta perchè non ho Sky, perchè la casa è piccola, poco ariosa, con poche comodità, che andrebbe cambiata subito preferendo la sua seconda casa. non c’è istante in cui mi viene rinfacciato qualcosa attinente la sua scelta di lasciare le sue comodità per stare con noi, per stare con me. silenziosamente mi ripeto che non gliel’ho chiesto io di dire tutto a sua moglie giusto la notte in cui stavo partorendo, desidero che apra la porta e vada via, che se ne torni lì da dov’è venuto se sente la mancanza di tutte le comodità, perchè a neanche 24 ore dal suo arrivo mi ripete che forse avrebbe fatto meglio a restare a casa sua. ma lui resta e mi confessa che la settimana prima ha fatto l’amore con sua moglie, è giusto che io sappia, dice. sarebbe stato più giusto se lui l’avesse rifiutata, perchè non è una giustificazione valida il fatto che noi due non facevamo l’amore da gennaio e che lui ha ceduto alle acrezze di lei.

tutto questo mi confonde e piango. ho pianto per i primi tre giorni dal mio rientro a casa. non so se lui se ne sia accorto, fatto sta che non mi dice niente. ha fretta a portare a casa mia i suoi vestiti, le scarpe, il decoder di Sky (che però a casa mia non funziona!), la foto di suo figlio, borse e borsoni. Casa mia diventa un deposito bagagli della stazione. io non ero pronta a quest’invasione, io non so dove mettere tutte queste cose, io sono confusa. io non trovo più le mie cose perchè lui le ha spostate.

io dopo una settimana sono stanca, dopo due settimane lo sono ancora di più. fare la mamma era previsto, ma fare la mamma e la compagna insieme no, nè tantomeno la compagna di un uomo spostato che ha fatto outing giusto quando io partorivo! lo aggredisco garbatamente per fargli notare che mi aiuta poco, che il pomeriggio non rientra mai prima delle 18:30, che preferisce vedere la televisione dopo cena piuttosto che stare un pò con me a parlare, che dice sempre adesso faccio…ma che inesorabilemente quella che fa sono io!

Paola è la gioia più grande della mia vita. sono felice di stare a guardarla quando dorme, quando la allatto o le accarezzo la fronte. lei è la mia vita e cerco di non piangere per lei, mi sono data un pò di tempo per vedere come si evolve la convivenza con michele. certo questo post è confusionario e so che non rende affatto l’idea di come io mi senta adesso, ma avevo bisogno di buttar giù alcune delle cose successe nelle ultime due settimane.

per foruna il sentimento predominante è la gioia, so che sarei felice anche se lui non ci fosse. dovrei preoccuparmi per quest’ultima cosa scritta…

Vita

dopo tanti anni quest’anno ho fatto il primo albero di natale a casa mia. certo l’occasione è speciale e andava celebrata in qualche modo particolare.

l’albero di Natale lo facevano i miei genitori quando eravamo piccole, ci dicevano di scrivere una letterina a Babbo Natale e la sera dl 24 ci facevano trovare improvvisamente tanti pacchi e pacchetti lì sotto, suscitando il nostro stupore, la meraviglia di due bambine incredule che il vecchio signore fosse venuto proprio a casa nostra e che noi non ce ne fossimo accorte!

poi mia madre è diventata insofferente verso tutti gli aghi dell’abete che cadevano a terra ogni volta che il mio cane passava accanto all’albero, così circa 15 anni fa la tradizione dell’albero di natale è stata abolita e sostituita da un più impersonale presepe. certo le statuine sono di ceramica di Caltagirone, e in sè questo presepe è pure bello, ma non ha alcun odore, non si illumina con i colori caldi delle luci del natale, non devi prendertene cura, non devi annaffiarlo, nè scegliere quali addobbi mettere. il presepe è statico. non mi piace, non mi è mai piaciuto. e per dirla tutta non ho mai accettato la proposta di mi madre di acquistare un albero finto, di quelli che il 6 di gennaio smonti, riponi nella scatola e posi giù in garage.

se il natale celebra una nascita io vorrei avere attorno a me delle cose vive. e mai come in quest’anno di transizione ne ho bisogno più degli altri anni. di recente mi è stato detto da un medico che io sono la vita, e non semplicemente perchè la porto dentro di me, ma perchè ogni giorno dimostro un forte attccamento alla vita, il desiderio di proteggerla, di prendermene cura.

io non avrei mai immaginato di essere così forte, mi credevo una donna debole. non è così. e me l’ha diostrato proprio la vita!