una gran voglia

ci sono giorni che ho solo una gran voglia di piangere e nient’altro.

sarà pure amore, ma ci sono sempre cose e situazioni che io non posso capire o forse che non voglio capire.

lui viene da me, stiamo insieme, facciamo l’amore, ma scatta appena suona il telefono, mi nasconde se lei si avvicina, dice bugie, ama me ma torna da lei. finchè loro figlio era vivo io potevo capire, giustificavo, avevo accettato il secondo posto, almeno fino ad un certo punto della storia.

ma oggi? io non sono più neanche al secondo posto. lui non ha il coraggio di mettermi al primo. sempre a preoccuparsi della reazione di sua moglie. la facciata pubblica che non va intaccata, che non può essere intaccata per tanti motivi.

io non capisco. non sono arrabbiata, solo molto triste.

La MalaVita

Il rientro da Cuba è stato più traumatizzante di quanto avessi immaginato.

Sto male da una settimana, raffreddore, cali di voce, umore in picchiata, verso il basso! Sono tornata con un bel sorriso e dopo una settimana è tutto come prima. Lavoro, alle sei a casa con l’Uomo per un paio d’ore, ogni tanto da mia madre, sabato e domenica a casa, la sera cena davanti al televisione, aspettando che succeda qualcosa o che mi venga sonno e possa dormire fino all’indomani, per ricominciare.

Sono stanca. L’ho detto all’Uomo. Sono stanca. La sua risoluzione anteCuba si è affievolita, non sarei dovuta andare via, mi ha ripetuto, proprio in quel momento in cui era pronto a lasciare sua moglie e a venire a vivere con me. E’ iniziata di nuovo quella routine che mi strema. Due ore il pomeriggio, in attesa che lui si risolva. Vedere i giorni che scorrono via inesorabilmente, lasciando dietro poco e niente, una partita a carte, il te bevuto in cucina, un abbraccio davanti alla porta di casa e poi la solitudine.

Ero triste ieri sera. E’ andato via prima, prima che sua moglie si prodigasse in decine di telefonate, tutte senza risposta, che lo turbano, che mi ricordano, che io odio. Mi sono guardata attorno. Che faccio ora? Ho cucinato, sebbene non ne avessi voglia, le notizie al telegiornale, la doccia, un film visto e rivisto centinaia di volte, un romanzo di Nabokov e poi a letto. In silenzio, triste, in attesa, stanca.

La malavita che è ricominciata, il Natale alle porte, un compleanno, capodanno, dicembre, il mese più brutto è alle porte.

Disaster Ikea

Sono stata all’Ikea ieri pomeriggio con mia madre e mia sorella. Un disastro! Avrei dovuto dare un’occhiata per i miei ipotetici mobili, soprattutto dopo i numerosi consigli dell’Uomo, le sue idee, prendere le misure, insomma quelle cose normali che di tanto in tanto ci concediamo. Lo spirito non era proprio quello giusto, che la giornata lavorativa mi aveva succhiato tutte le forze, ma si trattava di trascorrere un pomeriggio con mia madre e mia sorella, fare una cosa insieme soprattutto fare distrarre mia madre.

Non è andata affatto così! Mia madre non stava bene. Mia sorella era piuttosto nervosa e alla fine, cioè veramente dopo pochissimo che eravamo atrrivate, mia sorella e mia madre hanno iniziato a discutere, l’atmosfera si è incupita. Ho dato un’occhiata distratta agli armadi, le lenzuola, suppellettili per la cucina e nel frattempo pensavo. Pensavo. Pensavo e con mia madre siamo uscite fuori e ci siamo sedute su una panchina. Ha acceso una sigaretta e dopo tre secondo piangeva. Piangeva perchè è stanca di dover dipenere da me  e mia sorella per andare in giro, è stanca di un marito che non la sta supportando in questo momento difficile, è stanca perchè mi sorella ci sta tre minuti esatti a perdere la pazienza e ad alzare il tono di voce, è stanca di questi acciacchi che si sta trascinando da un anno, non vedere, avere dolori alla schiena.

Io le ho saputo dire solo: Dai, non fare così…Ma non è stato di nessun aiuto. Allora il cuore mi è diventato piccolo piccolo, perchè non sono in grado d’infondere neanche un pò di coraggio in mia madre, come faceva lei quando ero piccola, come fa ancora quando sono un pò triste.

E siamo rientrate in città, in silenzi,o in macchina, che io non sono brillante come mia sorella, che ha lo spirito per smorzare la tensione e riesce sempre a farci sorridere. Allora ho pensato. Ho pensato che non ero riuscita a comprare niente, che le idee dell’Uomo si erano andate tutte a fare benedire, che mi sentivo un’estranea nei confronti sia di mia madre che di mia sorella, che tanto io non invito nessuno da me, quindi in effetti non c’è bisogno di comprare niente, che avrei voluto poter parlare con qualcuno in quel momento, ma che non c’era nessuno con cui poterlo fare, che…insomma le solite cose. E allora si è riaffacciato di nuovo il pensiero che è davvero inutile vivere una vita così…non sarei in grado neanche di fare questo.

Di nuovo in silenzio

Martedì pomeriggio, mentre aspettavo che l’uomo arrivasse, ho scritto un post non ancora pubblicato a causa dell’eccessiva mole di lavoro e dell’assenza di un pc. Scrivevo, brevemente, delle mie perplessità sul nostro futuro, sulla sua inevitabile decisione tra la sua famiglia e me, sulla sua confusione, che queste decisioni mica si prendono facilmente. Insomma, ho scritto e ho riflesso i suoi pensieri. Poi lui è arrivato e benchè fosse tardi abbiamo fatto l’amore, solo che io all’improvviso sono scoppiata a piangere e lui non se ne capacitava. Cosa mi passava per la testa? Il pensiero di sua moglie che lo chiama e lui non risponde, sua moglie che piange perchè non sa cosa fare, perchè forse, a modo suo, lo ama, il pensiero di un ragazzino di dodici anni che aspetta il padre a casa, la certezza che ricaccio giù, che potrebbe essere l’ultima volta che facciamo l’amore.

E come io leggo i suoi pensieri lui legge i miei e mi tortura chiedendomi cos’abbia. Niente dico sempre più laconica, ma non è così. Sono triste, ma non posso dirgli il perchè, io non voglio in nessun modo esercitare pressioni, non posso dirgli cosa fare. Alla fine però ho ceduto. Ha letto il post scritto nel quadernetto nero, mi ha guardata. Tu dovresti tornare dalla tua famiglia. Ho trovato la forza di di dire solo questo, mentre mi torturavo le mani. Ribolliva in me anche la certezza che fossero stati insieme e alla mia domanda ha detto di si. Ed è stato diverso dalle altre volte, incalzo. Si, ma io non ci capisco niente. E io mi sono sentita tradita, mi sono sentita una stupida perchè non ne ho il diritto, mi sono sentita uno schifo e basta.

Ha pianto perchè in fondo, secondo me, lui lo sa che questo è stato il nostro addio. Io sono rimasta in silenzio perchè non posso fare altro. Io sono di nuovo triste.

il sorriso degli ambulanti

lui mi ha fatto promettere di non essere più triste. in effetti ieri sera non lo ero affatto, ero solo stanca. poi la telefonata di mia sorella. mamma è stata male questo pomeriggio e papà è chissà dove, in campagna, a Milo, non guarda neanche il telefono cazzo! mamma è stata operata da neanche una settimana e lui se ne va. porca puttana!

svogliatamente ho preparato un’insalata, giusto perchè a pranzo non avevo mangiato. ho guardato un film già iniziato e bevuto generosi bicchieri di vino rosso.

stamattina ho chiamato per sapere come andava. vuoi che venga a casa? no, fatti i fatti tuoi, in campagna posso andare di pomeriggio.

così sono scesa in spiaggia. il cielo è coperto, il telefono a vista che con la musica nelle orecchie non sento niente. ma sono triste e non ho mantenuto la promessa. e perchè sono triste? saranno i giovani ambulanti che, carichi di bracciali, borse, collane, occhiali da sole, palloni, si fermano e con un sorriso mostrano la loro merce, mentre io sono sprofondata nella mia tristezza priva di perchè  e sorrido gentile, dico no grazie e penso come fate ad essere sorridenti, nonostante i chilometri avanti e indietro e con un carico ben più pesante di quello che fisicamente vi portate dietro?

io non so dare una spiegazione a tutto questo.

Come il Monopoli!!

Un Monopoli molto personale il mio! Il mio gioco personalissimo, che corrisponde poi alla mia vita, fatto di ritornare dal via senza prendere nè cartellino di imprevistiprobabilità o un bonus economico. Io ricomincio sempre dall’inzio, senza aver costruito case o alberghi o ricevere le classiche 20.000 lire! Il mio funghetto si muove sconsolato mentre mele, candelabri, piante grasse e pere costruiscono imperi, alberghi, famiglie, residence, multiproprietà o che so io!

Un Monopoli solitario il mio! Eppure da piccola mi piaceva parecchio questo gioco di società, ironia della sorte!

Ho visto il mio amico Marco questo pomeriggio. Un aperitivo alle sette di sera, perchè non ci vediamo da tempo, e un pò anche perchè, come spesso accade, se non sono io a fare accadere le cose, la gente lascia che il tempo passi per poi scomparire…storia vecchia!! Si parla finchè mi guarda serio serio negli occhi e mi chiede se può dirmi una cosa. Lo giuardo, sembra preoccupato, quasi intimidito da una mia reazione. Lo tranquillizzo, ma prima che lui mi metta a parte dei suoi pensieri gli dico cùsoilo che se si sposa con la tipa con cui sta adeso pretendo di essere invitata al matrimonio! Così lui mi guarda mezzo sorridente e mi confessa di aver deciso di voler tornare a Roma! “Ti conosco come i mie taschini!“. Questa è l’unica frase che risco a formulare.

Certo, sono felice, ecco davanti a me un’altra persona che è riuscita a prendere il controllo della sua vita, a fare i calcoli con un’esistenza troppo breve da essere sprecata, che ha trovato il sentiero da seguire, quello che il cuore gli dice di essere quello giusto, quello della serenità. Lo guardo, sono felice per lui, se lo merita dopo quello che ha passato quest’inverno, ed è determinato…e lo invidio. Sono un misto tra il reverente per tanta determinazione, l’invidioso per questa mia incapacità di saper trovare il mio sentiero ed il triste per un’altra persona che mi lascia e che mai più ritroverò!

La faccio melodrammatica, lo so! “Meritiamo tutti di avere accanto una persona che ci ami”. Ecco le sue parole. So solo dire che ha ragione, ma non mi ostino ad uscirne, e non so più sorridere…quasi come se non ce ne fosse più ragione, chiusa come sono in questa favola dal lieto fine irragiungibile di me e Classe ’61, perchè in fondo io lo so che non ce ne sarà mai uno per noi.

Post-parrucchiere 4 o 5!!

Tre fottute ore dal parrucchiere, le lancette di tutti gli orologi, anche quelli digitali correvano veloci, la tintura in testa da 40 forttuti minuti, lui che so sta per liberarsi, il nostro appuntamento che tramonta come il sole. Il nervosismo che sale inesorabile, io ho ancora voglia di vederlo, io che mi metterei la testa sotto un rubinetto, prenderei una macchinetta e raserei tutto a zero perchè ho voglia di vederlo. Io che sto male quando vedo un BMW, che quando entra in ufficio ho un tracollo della pressione, i sudori ferddi, io che sto piangendo come un’adolescente per l’amore impossibile e non voglio ficcarmelo in testa, io che sono stanca stasera, lo stomaco vuoto, la musica a tutto volume, una birra in mano e centinaia di capelli sparsi sul collo e lacrime inesorabili…

Al telefono ho saputo dire solo: la situazione è difficile e so che non posso rompere i coglioni anche io, ma sono nervosa, ma non posso dire niente…e sono solo triste stasera…