Accadde un anno fa

Esattamente un anno fa scoprivo di essere incinta. Ricordo ancora le due strisceche si colorano all’unisono di rosa. La mia incredulità mista a paura, confusione, pallore e un sorriso forzato.
365 giorni sono passati velocemente e oggi ho la gioia ed il privilegio di essere madre. Le paure, l’ansia e tutte le indecisioni sono scomparse, sono diventata ancora più forte a dispetto dei litigi con il suo papà che lasciano solo l’amaro in bocca e a cui so che ad un certo punto dirò basta.
Oggi, dopo un anno, capisco realmente il significato delle parole di mio padre. Da oggi la mia vita ha uno scopo, rendere felice questa piccola che mi stringe forte il pollice, che mi cerca con lo sguardo, che sa che sono la sua mamma e che lo sarò per sempre.
Ci sono affetti che niente può scalfire. Io e lei ci ameremo per sempre.

una gran voglia

ci sono giorni che ho solo una gran voglia di piangere e nient’altro.

sarà pure amore, ma ci sono sempre cose e situazioni che io non posso capire o forse che non voglio capire.

lui viene da me, stiamo insieme, facciamo l’amore, ma scatta appena suona il telefono, mi nasconde se lei si avvicina, dice bugie, ama me ma torna da lei. finchè loro figlio era vivo io potevo capire, giustificavo, avevo accettato il secondo posto, almeno fino ad un certo punto della storia.

ma oggi? io non sono più neanche al secondo posto. lui non ha il coraggio di mettermi al primo. sempre a preoccuparsi della reazione di sua moglie. la facciata pubblica che non va intaccata, che non può essere intaccata per tanti motivi.

io non capisco. non sono arrabbiata, solo molto triste.

La non-coppia

Bene, quanti giorni sono passati? BOH! Io non solo ho perso il conto, ma anche le speranze! Noi non ci siamo più visti. Ieri sera mi ha chiamata. Il cellulare era spento, sempre per quello sciocco discorso che non lo voglio sentire, quando farei meglio a non rispondere affatto…L’ho richiamato. Come’è andata? Una merda. Come sempre!! No, c’è il mostro in ospedale, che sta male. Cavolo, questo mi dispiace. Chiudiamo quasi subito, che non è giusto lo distragga, mi piace credere che parlando con me possa distrarsi(!). Lo richiamo verso le 22:30, solo per sapere se andava tutto bene. Era stanco però credo abbia notato il mio interesse. Grazie, mi ha detto.

E oggi è giovedì. Nella routine di una non-coppia come noi, questo dovrebbe essere il MIO GIORNO! Ma il mio giorno non esiste più, come non vale più il mio fine settimana. Vale solo quello del mostro.

Me ne vado a casa a fare discorsi sconclusionati, senza sapere cosa mi aspetta per dopo, sapendo che se ci vedermo io non avrò il coraggio di dirgli basta.

Ipocrisia

Maledetta ipocrisa familiare in cui sono intrappolata. Combatto, oggi più che mai, con l’amore e l’odio verso i miei genitori, le menzogne, il fottuto perbenismo borghese, il loro giocare a nascondino, le chiacchere, le uscite con gli amici, la nausea che mi provoca vederli seduti allo stesso tavolo, addormentati nello stesso letto, fianco a fianco, quando sanno, quando so, che è tutto falso. Cazzo ci vorrebbe solo un pò di coraggio ed ammettere il fallimento, la fine dell’amore o qualsiasi cosa sia che ci ha portati tutti a questo punto. Lotto con il desiderio di andare via e il pensiero di loro due da soli, mia madre soprattutto che, temo, sappia tutto, ma che si trincera dietro un silenzio profondo che non so scuotere, che non voglio scuotere. Volto le spalle ad entrambi, sdegnata, eppure non riesco ad odiarli, non posso, dovrei?